giovedì 2 febbraio 2012

Suicide Blog Is Mainstream In My Town (Und Libro Audio FTW)


Il mondo impazzisce. Fondamentalmente, più passa il tempo e più il mio occhio registra una morale fisica, reale. Un'allegoria violentamente sbattuta davanti ai miei occhi. Ogni giorno c'è una lezione, un argomento da imparare o da sottoporre alla mia attenzione. E non parlo della scuola. La scuola è solo un tramite. Ad esempio, con l'avvicinarsi oscuro della neve (qualche giorno in meno di scuola grazie all'acqua cristallizzata che cade dal cielo) e con il susseguirsi delle lezioni di ingessata cultura letteraria italiana compare Leopardi. Personalmente apprezzo uomini che rigettano il concetto di dio buono e generoso, che si interessa a noi, e che pensa alla nostra fine come fine dell'anima. Sarò epicureo, boh. Però dall'altra parte, fondamentalmente, mi opprime il fatto che un simile tizio interpreti in modo sbagliato l'insegnamento celato in questo concetto. Se Leopardi e tutti gli emo di tutti i tempi capissero che se abbiamo solo le illusioni e la felicità vera non esiste, allora vuol dire che la felicità che possiamo avere non è un'illusione, ma è reale. Solo non è perfetta. Ma il Gobbo di Recanati è un insoddisfatto mugugnone, quindi non si accontenta di nulla, come tutti gli esseri umani peggiori. E quindi è infelice.
Con l'ombra incombente del nichilismo sembra quasi ovvio che qualcuno di influenzabile finisce per essere male influenzato: finisca per capire fischio per fiasco e creda che ohmioddio il mondo è brutto gnè gnè voglio morire perché non sono sempre felice anche se dirò che non lo sono mai perchè non sono obiettivo, ma solo un idiota emotivo.
Questo riconduce al suicidio. Personalmente ognuno può fare quello che vuole con la propria vita, perché se c'è un Dio che ne detiene il possesso esclusivo è uno stronzo immorale che ci ha fatto firmare il contratto nell'utero, ossia prima dei 18 anni. Ergo un truffatore. Ma se non c'è un dio intento a spiarci ovunque siamo (sì, anche al bagno) allora vuol dire che siamo liberi di toglierci l'unica cosa che abbiamo quando lo vogliamo.
Dall'altra, ovviamente, penso che essendo l'unica cosa che abbiamo veramente bisogna essere davvero in un vicolo cieco per non volerla continuare: essere fisicamente inabili per malattie degenerative, essere torturati 24 ore su 24 per 120 anni di seguito e così via. Altrimenti i motivi per restar vivi ci sono, e quindi il suicidio diventa uno spreco. Perciò direi che è meglio vivere.
Ma perché parlare di suicidi? Perché sembra che ce ne sia stato uno di recente. Non conoscevo la persona. Non posso dire che mi sia importato di lui, sarei un ipocrita. Non lo prenderò in giro per alcun fatto solo perché non ho elementi per prenderlo in giro nè tantomeno per giudicarlo un grande che se n'è andato troppo presto. E non vi parlerò di lui, ma parlerò dell'atto del suicidio che sembra stare guadagnando piede in questa città. Lugubre, eh? Non ci posso far niente, non sono io che sono morto. Fosse stato per me, mi sarei aggrappato con tutte le mie forze alla mia vita, è troppo divertente per finire (con questa scusa spero di arrivare fino al 9000 d.C.).
Se non fosse stato un suicidio, ma un omicidio colposo, o premeditato, non potrei saperlo, al momento, ma vi dico questo. E per questo cito per intero un pezzo degli Uochi Toki (sì, lo so che vi siete stancati di sentirli nominare, ma io no e anzi già che ci sono li recensisco pure alla fine del post):

Emofiliaci porfirici, ricercatori di congiuntiviti, amanti dell’insipienza, anelatori di notti perenni disgustati dall’aria affogano dispiaceri domandando isterici se la sofferenza avrà mai fine. Fanno bandiere con il soffrire finché si vive e poi si muore. Pronunciano discordia e distrazione gettando in confusione le categorie, lasciando apposta quesiti aperti sul male di vivere, lasciando indizi in merito alla propria indole fatta di fughe ormai lecite e di persone senza denti che rifiutano gli alimenti. Acuti dolori e loro, molto più acuti come pensatori, non si accorgono che l’acume che li condanna è l’unica via per avere salva la vita e prima della fine erigono monumenti-passatempo al proprio senso estetico, sintetizzando un teschio, necessità di un marchio, traducono il male in morte, sprofondano in terra inconsapevoli delle impronte nelle persone che lasciano, persone solite nel soffrire con loro e per loro. Ma io no: io studio la terra e i suoi segreti, l’interazione tra elementi, il suono di insetti nei deserti, che voi chiamate demoni e che in realtà sono fenomeni naturali offuscati da racconti antichi ricoperti di significati che non sapete spiegare, facendo della morte icone, vedendo nella morte il male, dicendo della sorte infame, chiudendo il misticismo in chiese. Il rituale è vivere, niente a che vedere con messe bianche o nere. Quando qualcosa scorre in modo poco lineare vi preferite suicidare, come stanchi, come correzione dei destini storti. Mentre io apprendo le vie della morte, aprendo animali domestici: conigli, gatti, galline. A quale stadio di putrefazione corpo e mente si dividono? Su cosa galleggiano gli spiriti e come richiamarli agli organi di cui sono stati resi orfani? Io sono il contatto, la confusione tra i limiti, tra morti e vivi. Conosco le risposte ai vostri interrogativi grazie all’indagine sul margine di pagine di un libro scritto col sangue, la cui lettura non vi tange perché perdete tempo a piangere invece di scegliere e rendere motivi in preferenza. Io vi apostrofo ed esautoro la vostra scelta, regalo una seconda possibilità a chi non l’ha richiesta. E se recrimina, lo resuscito una terza, quarta volta. Gente depressa rievoco dalla terra in cui l’umore li getta. Resuscito il suicida fino a quando non sceglie la vita: soluzione pratica che in parte mantiene un’ottica punitiva per la maggioranza lasciva e in parte mostra una via d’uscita a coloro che vorrebbero più tempo ed un contesto diverso, che molto spesso non mi rispettano perché sono troppo attaccato a cose che non si capiscono, che i negativisti credono di conoscere benissimo mentre candidi si allontanano con scherno e sprezzo per quelli che studiano. Le mie ricerche violano le tue ricette del vivere. Il tuo senso del completo sarà il mio ordine supremo. Il punto di fine è questo. Non salvo le vite. La morte prima la provate e poi mi dite. Credetemi, non penso alla vostra salute. Fa tutto parte di un disegno più grande che solo io riesco a vedere perché sono un necromante.
Sfumiamo quindi i contorni della morte per tornare alle recensioni. E questo è un SIGNOR Album. Libro Audio degli Uochi Toki è precedente a Cuore Amore Errore Disintegrazione, ma io lo recensisco dopo e non me ne frega niente. I suoi ritratti, le sue storie in musica, sono puro genio, pura follia, pura sanità mentale, puro succo di musica e discorsi condensati in uno sciropposo esercito di flussi di coscienza fin troppo ordinati. In CAED vedevamo addirittura il totale caos del flusso di coscienza onirica, le discussioni con le occhi di cerbiatto davanti ad un tè, una conversazione con un'amica e la disquisizione interiore su un essere empaticamente sterile. Qui vediamo storie, storie umane, storie pensate, non storie che derivano da un più elevato stato di coscienza e consapevolezza del tutto. Non ci sono ancora i maghi, che sanno in cuor loro che ci sono cose che dormono diverse dal drago. C'è il mondo degli Uochi Toki, persone che hanno dimostrato di essere più a contatto con la gnocca dei loro coetanei, nonni e bisnonni dagli insegnamenti che uccidono gli idealismi in nome di loro stessi, della sopravvivenza, della vita. E qui ritorniamo al contrasto con la morte, di cui splendido esempio idillico (idillico nel senso greco, ossia di un quadretto rappresentativo, anche se scommetto che a voi non importa una cippa) è Il necromante, appena postato nell'interezza del suo testo. Scopriamo tante cose da lui. Innanzitutto che gli Uochi Toki sono un sacco fighi perchè giocano a The Elder Scrolls e hanno visto South Park. Inoltre osserviamo il potere insito nel deserto, nei luoghi fisici e mentali rifuggiti da tutti, e soprattutto la voglia di vivere e di far vivere chi non vuole farlo.
Sì, non vi siete confusi, stiamo parlando di un necromante. E come ci insegna un tizio cattivo in Books Of Magic, la magia nera non esiste. Deriva dal termine negromanzia, che era una corruzione del termine necromanzia, che col nero non aveva a che fare perchè aveva a che fare con i morti. Non che per le persone che a un teschio associano un'idea cambi qualcosa.
Altro capolavoro senza dubbio alcuno è Il ladro. Musicalmente è, lasciatemelo dire, eccitante. Arrapante, pur d'essere volgari. O come direbbe McGuffin, proprio come un porno. Solo che in questo caso è da sentire più che da vedere.
Fatto sta che Il ladro è meraviglioso, semplicemente meraviglioso. Diciamo solo che non posso far altro che mostrarvelo.
E per una volta qualche bel disegno a tema e anche no.

3 commenti:

  1. Non permetterti di banalizzare leopardi.

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  2. A me, sinceramente, è sempre stato sui coglioni e sempre ci rimarrà nei secoli dei secoli amen. Comunque, dopo che avrai letto i racconti della Kolyma non potrai non pensare che il gobbetto marchigiano è un Pivello con la P maiuscola.

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  3. Non banalizzo nessuno. Sto solo esponendo il fatto che Leopardi ha fallito nella sua ricerca. Perché il relativismo gnoseologico può.
    E comunque, anche se fallimentare, se incompreso, anche se incapace di comprendere, Leopardi m'è parso abbastanza superiore agli autori precedenti della letteratura italiana che ho studiato. Questo non cancella però che non abbia capito tutto. Però ho ragione io perché il blog è mio e perché sono irragionevole, epicureo, sofista, paradossalmente incoerente, e un frugo assurdo. LOL.

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