venerdì 13 luglio 2012

L'arte del lavoro

Oggi mi sento allegro.
Oggi sono andato a lavorare.
Nonostante la fatica del lavoro (irrisoria) ho avuto una soddisfazione intrinseca, lontana dal concetto di pagamento. Sono andato in giro a distribuire volantini.
"Sai che lavoro", direte voi. Io invece mi sono trovato estremamente appagato, con il sole che batteva nelle strade (doppi sensi a go-go), il frinire quasi rombante delle cicale, la labirintica struttura dei paesini, delle frazioni, dei luoghi lontani dalla civiltà, la chiusura ermetica degli anziani che chiedono in paranoia se sia pubblicità quella che hai in mano, quando in realtà immaginano che tu sia uno di quei ladri e/o truffatori che sono ovunque, nelle strade della loro mente. Mi domando se in mondi come Ravnica, un'ecumenopoli, esisterebbero realtà desertiche e labirintiche come quelle del posto dove sono stato. Forse il detto "ogni luogo è paese" funziona davvero. Fatto sta che sto sviluppando un'ambientazione completamente fan-made di Magic: The Gathering con lo scenario del blocco Ravnica, utilizzando le regole di Pathfinder. Quando sarà pronta, la renderò disponibile per la gioia dei nerd di tutto il mondo, sperando che apprezzino questa creazione (e, ovviamente, qualcuno della Paizo o di altre case di giochi mi noti e mi assuma per il mio estro creativo).
Comunque il lavoro di oggi è stato divertente per tre motivi: il primo è quello dell'esplorazione, l'avanzata in quei territori quasi alieni a noi persone di città, la realtà che chiamiamo campagna senza averla veramente inquadrata. Un viaggio straniante, disseminato di tappe segnalate dalle cassette della posta: cassette di tutti i tipi, in ghisa, in metallo simile all'alluminio (non ho controllato), in acciaio inossidabile, in ferro battuto, eccetera. Ma è anche un viaggio disseminato di cani. Ora capisco l'antica rivalità fra la razza canina e i postini, e compatisco entrambi. Fatto sta che una grandissima testa di cazzo che lascia un pastore abruzzese libero di scorrazzare fuori dal cancello è effettivamente ed oggettivamente una grandissima testa di cazzo.
Il secondo motivo è l'equivalenza del tempo con i soldi. Il pagamento è a ore, quindi teoricamente potrei volare sopra il paesino in questione e lanciare i volantini ovunque, poi restare a zonzo per ore e ore con l'ultimo volantino in mano, e infine consegnarlo guadagnando un equivalente foffo. Invece è stato quel lavorare che mi ha fatto guardare il tempo come lo misurano gli uomini in funzione dei pezzetti di carta che governano le sorti degli uomini. Non dirò che sia stato necessariamente accattivante, ma è stata comunque un'esperienza interessante. Fatto sta che la quantità di denaro guadagnata è totalmente irrilevante: si potrebbe stare ore e ore a disquisire su quanto valgano le ore di lavoro di una persona che fa volantinaggio e non si arriverebbe mai ad un valore univoco, obiettivo, definitivo. Sono concetti umani. Ma è stato comunque appagante il fatto avere un lavoro.
Il terzo è l'elemento della comunicazione. Ho avuto molto più contatto con la gente cercando di spiegare che cosa ci fosse sui volantini che aiutando qualcuno in difficoltà, o insegnando a dei bambini. E poi è divertente la reazione che possono avere a diversi argomenti che gli proponi.
Quanto a me, resterò ipocrita, ma nonostante abbia provato le difficoltà del volantinaggio, ogni volantino che troverò nella mia cassetta della posta continuerà a fare la brutta fine che ha sempre fatto: a migliorare la lettiera del gatto.
A meno che non dica "sconti del 90% sulle armi giapponesi, dalla naginata al kusari-gama".
O "fumetti non-bonelli gratis".
Nel caso non ve ne siate accorti, ho messo una canzone degli Uochi Toki al posto dei soliti disegni. Se non riuscite a notare le dieci differenze, ho una brutta notizia per voi: non c'è la soluzione sul retro della pagina.

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