lunedì 17 dicembre 2012

Rilfessioni personali sul Melfo alle due di notte


Ciao, sono Lorenzo Massacesi, sono un ragazzo molto fantasioso che crede di essere un dio minore e che nel contempo continua a fare la spesa e ad avere degli hobby inutile come tutti gli altri.
Quando sono arrivato qui a Trieste sembrava tutto così roseo che mi ci è voluta un'insegnante di inglese con un accento pateticamente nascosto per farmi ricredere.
E anche così, la vita andava benissimo.
Ho approfittato delle opportunità, mi sono divertito un sacco e ho avuto anche un paio di storie di durata brevissima, le quali dovevano suggerirmi di cambiare atteggiamento alla svelta se non volevo avere un'overdose di felicità e finire il contrario di quello che ero.
Ci ho azzeccato solo in parte, ma era abbastanza tardi e ne ho pagato il prezzo (e forse lo sto ancora pagando). Vedrò se sarà possibile porci rimedio o se è solo una questione di leccarsi le ferite e cambiar strada.
Vedete, quando sono felice tendo a fingere che tutto vada bene perché sono io a mandare avanti le cose come un perfetto manipolatore degli eventi. Perché sono io a mandare avanti la baracca. Perché sono il signore del mio destino, perché sono un dio, anche se minore.
Ma, se anche fosse, gli dei sono legati alle occorrenze e alla casualità degli eventi come tutti gli altri. Gli dei che oltrepassano questa problematica di solito non hanno comunque interesse nell'universo o ne sono totalmente tagliati fuori.
Per questo, mano a mano che la mia vita felice passa, faccio più e più piani complessi nella mia mente, associandoli ad una pseudoscienza comportamentale basata sulle mie esperienze dirette (sospetto si chiami psicologia, ma non ditelo agli psicologi). E il fatto che abbia un minimo di empatia e che per questo il più delle volte io ci abbia azzeccato non vuol dire che sia effettivamente vero.
E così passano i giorni, io immagino piani complessi che spiegano le azioni delle altre persone come causa ed effetto delle mie, solo per soccombere brutalmente alla casualità latente nel mio stesso cervello sovreccitato durante la vita reale.
Sì, sostanzialmente si può dire che io parli a vanvera, o che nel tentativo di sembrare spiritoso in un gruppo mi mostri solo ridicolo. O che per dire le miriadi di cose meravigliose che mi passano per la testa (di cui solo poche hanno un collegamento diretto col presente) io finisca per dire solo le peggiori, o sbagli l'ordine, o che dica quelle più belle nel peggior modo possibile, rovinando i piani che avevo stilato nella parte razionale della mia mente.
Soccombo alla mia stessa stupidità di superficie, e la gente potrebbe anche decidere di evitarmi o ignorarmi. Io credo ancora in questo: che sotto sotto io posso essere meraviglioso e che lo siano soprattutto gli altri di cui io cerco l'attenzione. E che possiamo esserlo insieme.
Solo che sbaglio spessissimo i modi, mi emoziono, cerco di sembrare più di quello che sono e sembro sempre meno di quello che vorrei essere.
Questo è il momento più lucido e razionalmente equilibrato delle ultime settimane, sebbene io non assuma alcun tipo di sostanza che alteri la coscienza o la percezione del mondo intorno a me. La mia mente è più che sufficiente a distorcerle.
E anche questa decisione di renderlo visibile, di aprire uno spiraglio su quello che vorrei essere (e che vorrei che gli altri vedessero) e di mettere a nudo una parte vera di me (e possibilmente una vulnerabile) è possibilmente il più grosso errore delle ultime settimane. Solo che non mi pare giusto che il mondo veda solo lo strato più esterno prima di giudicare quello che c'è sotto, che sia marcio o meno.
Grazie dell'attenzione, e buonanotte.

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