martedì 25 ottobre 2011

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25 ottobre, Pescara - Lorenzo "Melfist" Massacesi rimane coinvolto in un incidente con una macchina ferma che apre lo sportello all'improvviso mentre lui passa in bici. Dopo sei ore di trapianti e di analisi diagnostiche, siamo terribilmente dispiaciuti di dire al mondo che lo sportello non ce l'ha fatta. Quanto a Lorenzo, se l'è cavata con un'escoriazione alla mano ("Tanto ho sempre l'altra" ha dichiarato mentre già faceva pratica) e con la quasi perdita del lobo dell'orecchio destro.
Intervistati i paramedici giunti sul posto: "Il soggetto non smetteva di ridere, fare battute e rincuorare gli animi di tutti, come se avesse vinto la lotteria e non come se avesse perso un litro di sangue. Forse avevamo lasciato la bombola del gas esilarante mezza aperta e non ce n'eravamo accorti."
Ma passiamo a notizie meno recenti. Nonciclopedia ci passa una notizia sul mondo della MotoGP. La parola al nostro inviato Slowpoke:
Già, siamo scioccati da questi esempi, così simili, così diversi. Il mondo sembra accanirsi sui grandicampioni a due ruote. Oltre a loro, altri grandi periscono o soffrono: Franklin Delano Roosevelt, o il più giuovine Stephen Hawking.
Bene, le battute sono finite. Ora passiamo a qualcosa di serio.
Vi aspettavate una commemorazione di Simoncelli? O stavate per offendervi a morte sui contenuti altamente dissacranti di questa pagina?
Poveri illusi.
Anzitutto vi sottopongo questa frase, una delle tante pronunciate contro coloro che, una volta fatte simili battute, si sono difesi con il giusto e sacrosanto diritto della libertà d'espressione:
"Io credo si possa ridere su tutto, ma non si può scherzare sulla morte di una persona."
Come ha detto un mio caro amico, I find your lack of coherence disturbing.
Ho avuto modo di notare numerose, meravigliose ipocrisie sulla morte di personaggi famosi, di recente: Amy Winehouse, Steve Jobs, Marco Simoncelli. Siccome queste ipocrisie suonano in modo simile ad antinomie, le esporrò come faceva quel furbacchione di Immanuel Kant.

Prima Ipocrisia: l'ignoranza del giorno prima
Chi non conosceva o si interessava minimamente di un personaggio famoso, il giorno dopo la sua morte, improvvisamente, lo stima e ne sbandiera la conoscenza da anni addietro. Esprimerà il proprio profondo ed onesto cordoglio postando video e foto che ritraggono il personaggio nei suoi anni ruggenti, e sostituirà le proprie immagini dei profili internet ed avatar con foto del personaggio.

Seconda Ipocrisia: la pubblicità post-mortem
Chi non conosceva o si interessava minimamente di un personaggio famoso, il giorno dopo la sua morte, acquisterà almeno uno dei suoi prodotti, prodotti sponsorizzati dal personaggio o in cui esso è presente o partecipa, anche in minima parte. Garantirà inoltre la qualità dei suddetti prodotti, e additerà coloro che sono stati più lenti e goffi di lui nel coprire la propria ignoranza come ipocriti ignoranti che scoprono il personaggio solo dopo che è morto.

Terza Ipocrisia: l'inconsistente apologia
Chi non conosceva o si interessava minimamente di un personaggio famoso, il giorno dopo la sua morte, difenderà a spada tratta coloro che esprimono commenti negativi nei confronti del personaggio, o che ammettono la loro ignoranza in merito. Spesso la tenacità con cui difende il personaggio è inversamente proporzionale ai dati che ha in suo possesso riguardo il personaggio stesso, o il suo giudizio è offuscato dai lati positivi, che sembrano eclissare quelli negativi.

Corollario sull'humor nero: Nel caso appaia un caso di satira, humor nero o qualsivoglia genere di umorismo che attacchi o metta il personaggio in una luce diversa da quella della Santità, dell'Eccellenza e della Giustizia, chi non conosceva o si interessava minimamente del personaggio famoso il giorno prima, il giorno dopo attaccherà i felloni colpevoli di siffatta ingiuria disidcevole accusandoli di immoralità, antieticità, necrofilia, minoranza mentale, fallibilità, perversione, e antiestetica.

E qui torniamo alla frase di prima. Perchè non è possibile ridere su ogni cosa? E sopratutto, perchè non possiamo ridere della morte? Giungerà certamente il momento in cui ognuno di noi dovrà fare i conti con la fine dei propri giorni, ma l'angoscia, si sa, non ha mai giovato a nessuno.
Non ridiamo forse delle nostre sventure quando sono passate? Non ridiamo forse delle vicende politiche, ridicolizzate, o per meglio dire messe in una luce satirica, ma non per questo meno vera? Non ridiamo forse di noi stessi, degli altri, come se fossimo tutti pagliacci di un circo che non comprendiamo, e che possiamo consolarci delle risate che gli altri fanno su di noi, semplicemente ridendo a nostra volta? Allora possiamo anche ridere della morte, mi pare.
La risata è un modo per sdrammatizzare, per vivere più felici. Certo, si può morire per una risata, ma si avrà comunque espresso il proprio riso e si sarà morti cercando di rendere più felice quell'attimo di attesa della morte.
Eppure mi guardo intorno e mi rendo conto che la gente, questo immenso insieme di Chi non conosceva o si interessava minimamente di un personaggio famoso il giorno prima della sua morte, è preoccupata dalla possibilità che questo accada, e si batte per impedire che la gente rida su tutto, si liberi delle catene della preoccupazione, dell'ansia, dell'angoscia, del pregiudizio e della cecità intellettuale. E in questo caso mi pare giusto citare un'altra persona: "Bisogna diffidare di chi non ride, non mangia e non vuole far sesso."
Dunque non è possibile ridere di tutto? Eppure lo diceva anche qualche filosofo antico ma, quando è morto, nessuno ha messo la sua faccia sul proprio profilo di Facebook.

2 commenti:

  1. Vorrei aggiungere che se così è Beetlejuice di Tim Burton e i primi 2 atti di Amici Miei devono essere banditi dai cinema italiani e Urna degli Elio E Le Storie Tese rimossa a forza da tutte le copie di Italyan, Rum Casusu Çikti, per fare 2 esempi. E di South Park vogliamo parlare? Dopotutto in un Paese dove la religione ufficiale è la necrofilia è perfettamente normale, guarda De André: osteggiato da media, C.H.I.E.S.A., censura e anche pubblico, spiato 10 anni dai servizi segreti, considerato poco più di un anarcoide ubriacone rincoglionito, dopo la morte è diventato un santo. Con tutto che io amo De André, beninteso. Aggiungici che tutti questi fior fiore di farisaici perbenisti del terremoto in Turchia se ne battono la ciolla (così come pure dei caduti sul lavoro, che certo non muoiono inseguendo i loro sogni), così come se ne battevano la ciolla del motociclismo fino a 3 petosecondi fa, e magari hanno difeso Nonciclopedia a spada tratta nei confronti del vecchio ubriacone rincoglionito ADORATO IN VITA. Ma ditelo che ve ne fotte 'na nerchia di tutto questo, e che volete fare la vostra cazzo di buona azione da Boy Scout lobotomizzati e bigotti per preservare la vostra linda e scialba immagine da scolaretti pecoroni di sto gran cazzo, voi che chiedete rispetto per i morti e minacciate di morte dei poveri sfigati perché hanno osato fare dello humour nero. E mo lascio Stefano Benni a chiosare il mio intervento:
    "Ho sempre detto che il contrario del comico non è il tragico, ma l'indifferente. L'indifferente non è capace di senso dell'umorismo, prende tutto terribilmente sul serio, ma non è capace neanche di immedesimarsi nel dolore degli altri."

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