martedì 10 gennaio 2012

X/I/MMXII

Ehi, ehi, ehi! Questo nuovo anno si preannuncia esplosivo!
...no, non ce la faccio a fare un'introduzione entusiastica. Proprio non ce la faccio.
Bene. Buon Passaggio Da Un Giorno All'Altro, anche se sono in ritardo per gli auguri di circa dieci giorni. E anche di buona Manifestazione, ma qui il ritardo è di soli due giorni.
Ha davvero importanza?
Volevo iniziare il nuovo anno sprizzando felicitade da tutti i pori, ma non ce la faccio, quindi tornerò a fare il Diogene per un po'.
Intanto, annunciamo le novità di oggi per gli argomenti di Pariah:
Primo argomento: una disquisizione sulla pluripremiata serie The Elder Scrolls della Bethesda, o meglio, dei due giochi più recenti: Oblivion e Skyrim. Sì, lo so, ho già parlato di Oblivion recentemente, ma questo non vuol dire che non possa continuare a farlo.
Secondo argomento: un inno alla Paizo, alla quale dobbiamo il gioco di ruolo di Pathfinder, la risposta 3.5.002 all'edizione 3.5 di Dungeons & Dragons. E, per chi osi parlare di Quarta Edizione, un bel tentacle mind-rape da parte di una banda di illithids.
Terzo argomento: un po' di sano scazzo a sorpresa. E forse disegni. Deciderò per la fine del post.

Let's begin.
Stavo giocando a Oblivion poco fa. Ormai ho ampiamente passato il cinquantesimo livello, ho ogni possibile equipaggiamento disponibile e sto completando ogni stramaledetta quest relativa alle Gilde: Già fatta e strafatta la Confraternita Oscura, completata testé la Gilda dei Ladri (con un succoso handicap: continuo a portarmi appresso il Bastone di Everscamp. Sapete, quell'affarino che caga continuamente piccoli furfanti daedrici inabili intorno a me) e presto Mannimarco perirà. Resterà per ultima la quest principale, ma prima tutte le side-quests minori e le quests di Shivering Isles, a mio dire un meraviglioso add-on. Soprattutto per il già citato artefatto overpowered conosciuto come Dawnblade/Duskblade. Provate a pensare a cosa ho appena detto tra parentesi e vi renderete conto dell'immane combo per ottenere super-armi a costo zero senza usare neanche una gemma dell'anima. Già detto, un giocatore di Oblivion ha solo due cose da fare in tutto il gioco: ottenere Dawn/Dusk e imparare a castare invisibilità. Il resto è uno scherzo.
Invece, Skyrim si preannuncia un simpatico cambiamento. La necessità di imparare incantesimi si fa più dura, poichè richiede vasti quantitativi di fortuna o denaro (o entrambi). Bisogna infatti avere un gran deretano per riuscire a trovare libri di incantesimi forti e a prezzi accessibili.
Un occhio va dato alla grande sperequazione fra l'uso delle armi ad una mano e quelle a due. Le seconde potranno essere overpowered quanto vi pare, ma manca la versatilità che il dual-wielding può concedere ad un giocatore: incantesimo in una mano, arma nell'altra, o viceversa, o due armi, o due incantesimi-le possibilità sono maggiori, e le combinazioni vincenti anche. Soprattutto, rende più facile curarsi quando un nemico (un simpatico gigante, ad esempio, o un drago, o un artefatto nanico, o un Signore Draugr della Morte, o un pollo gigante) ci ferisce abbastanza da farci vedere tutta la nostra vita da videogiocatori passarci davanti.
Ma passiamo al gioco di ruolo fisico, o per meglio dire da tavolo: Pathfinder. Devo dire che questa meraviglia di gioco non finisce di stupirmi. Esattamente come la 3.0 e la 3.5 di D&D non sono mai state manchevoli di innovazioni, nuove ambientazioni, varianti e avversità di ogni genere, Pathfinder si sta dimostrando all'altezza dell'eredità che ha ricevuto. Già Ultimate Magic e Ultimate Combat avevano introdotto figure orientali (ninja e samurai, e relativi equipaggiamenti orientali) e figure storiche dell'avventura e delle storie (il Magus, di chiara eredità dell'Elric di Michael Moorcock, e il Gunslinger, tipico del western), ma ora vediamo Dragon Empires Gazzetteer, e ci rendiamo conto che siamo tornati ad Oriental Adventures. Già era stata buona la Guida al Mare Interno, ma siamo arrivati addirittura ad una maggiore similitudine con l'originale, con il tipico folklore orientale, con tutte quelle inutili ed astruse armi, tutti mostri tipici (già il solo fatto di avere fra le razze giocabili il kitsune riempie di gioia qualsiasi nerd che abbia giocato anche a MagicTheGathering e abbia apprezzato Kamigawa). La varietà di linguaggi dimostra la differenziazione che non si esaurisce semplicemente in Giappone e Cina, tipica distinzione qualunquista dell'Asia. Spero di riuscire ad usarla presto in un'ambientazione.
E ora, il misterioso invitato di stasera, l'argomento numero tre:
Ricominciamo a parlare di musica.
Per la precisione, Audioslave. Ossia, "Quando qualcuno vuole tornare alla ribalta dopo i Soundgarden". Da quel che so, il pubblico recepì negativamente il secondo gruppo famoso di Chris Cornell (a proposito, mi mangio ancora i gomiti per non avere la sua voce da fighetto), ma io non sono d'accordo. Relativismo gnoseologico a parte, è bello ascoltare un po' di rock alternativo che ricorda ma non troppo lo psichedelismo precedente. In effetti in certi punti questa componente scompare proprio, in favore di un rock un po' più pulito, ma comunque spesso e volentieri fricchettoso.
Mi sa che non dovevo svegliarmi ascoltando Sound of a Gun.

Bene, anche questa puntata è finita.
Enjoy the drawings.
Ah, già, non ce ne sono.

1 commento:

  1. I soundgarden sono oggettivamente un paio di gradini sopra agli audioslave, che tra l'altro sono entrati nel mainstream scivolando dalla musica alternativa come ha fatto gente come solo i muse o i green day.
    A me, annoiano.

    RispondiElimina